Me and my sax, una storia minore

Se si cerca una piccola definizione della musica, è proprio di rendere l’anima umana fisicamente presente e viva [Daniel Barenboim]

Fatico a non definire la settimana appena conclusa, senza timore di sembrare eccessivo, come devastante.

In un contorno di pressione e tensione, con risvolti davvero sofferti, una cosa mi è scivolata di mano, e di dosso, subito ricoperta da altri eventi che hanno reclamato maggiore attenzione.

Bene, userò questo breve spazio per ridare voce ad una personalissima, privata sofferenza.

Martedì scorso, dopo 4 anni, ho deciso di sospendere il mio rapporto con la musica suonata e con uno strumento che, nonostante scarsi risultati, tante soddisfazioni mi ha dato: il sax.

È una storia tutta personale, quella tra me e il sax, che non si è mai prodotta in piacevoli risultati, ma che mi ha regalato tanto. In particolar modo in momenti di appannamento, di difficoltà e confusione.

Appunto in un sofferto momento di frustrazione ed impotenza iniziai, 4 anni fa, casualmente ed esattamente nello stesso giorno in cui, ora, decido di smettere: san valentino. E quell’inizio fu l’inizio di un riscatto, tutto personale. Sentii di riuscire ad afferrare qualcosa, anche attraverso le vibrazioni che il sax mi faceva vivere.

Due anni fa, in un altro momento di confusione, di occultamento di me stesso da me stesso, il sax fu la mia cartina di tornasole. Finché mi nascondevo, non riuscivo a suonare. E quando finalmente uscii allo scoperto, riappropriarmi dello strumento fu particolarmente liberatorio.

Ora, dopo 4 anni, sento il tempo di chiudere questa relazione con la musica. Oltre alla normale, comprensibile tristezza di qualcosa che si perde e si allontana, questo mio sfogo è dovuto al fatto di essermi reso conto di aver percorso per intero un binario che mi ha portato in lungo e in largo ma che ora, davanti a me, mi pone un segno forte, un limite. Il mio limite.

Scendo dunque da questo treno, con la tristezza di un addio, ma con la fiducia di voler continuare il viaggio. In altri modi, in altre terre.

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